Articolo “Poetica di
Alvaro Siza” di Antonino Saggio-
Novembre 2016
“Poetica di Alvaro Siza” di Antonino Saggio è un articolo critico che
presenta in una prima parte le qualità dell’opera del Pritzker Price (1992)
Alvaro Siza, che hanno contributo alla sua fama internazionale.
In fatti, l’opera di Alvaro Siza è descritta come:
- Un’architettura che prevale “la monocromaticità e la momatericità” e che
a volte sottolinea “alcuni mirati aspetti dell’ambiente sia naturale che urbano”
quindi un’architettura pura e di volumi disposti armoniosamente nel paesaggio.
-L’architettura da un ruolo importante alla funzionalità come nel complesso
Boiça del 1973, che sono housing sociale.
-L’unità plastica dell’architettura è anche molto importante nell’opera di
Siza, ad esempio come nella Cappella di Santo Ovidio, Lousada, 1997-2001. Foto FG+SG
Fernando Guerra.
Wohnhaus Schlesisches a Berlino
-E un’architettura molto raffinata, “L’architettura di Siza cerca sempre, e spesso trova, questo punto di
equilibrio con una opera di distillazione.” Questa distillazione progressiva della forma
da una dimensione a-temporale, crea un’architettura senza tempo.
Vorrei fare qua un paragone con il giardino Giapponese di Ryoan Ji, nei
pressi di Kyoto che mi ricorda quest’idea di distillazione e di equilibrio:
Questo giardino si trova in un monastero e è contenuto in un cortile della
dimensione d’un corte di tennis. Rappresenta proprio una semplificazione
massima del universo e dove si parla di miniaturizzazione. E fatto soltanto di
rocce e sabbia, dove l’acqua è solo suggerita con la sabbia di quarzo
accuratamente rastrellata. Quindici pietre sono disposte in maniera armonioso
nel cortile. Quest’idea di purificazione e di equilibrio fa che questo giardino
è considerato come ideale. Quest’idea della cultura giapponese si riflette
secondo me anche nell’architettura di Alvaro Siza, ma anche nel brutalismo
della capella Ronchamp dello Corbusier.
-E anche detto che “il suo lavoro sembra indicare un modus operandi plausibile,
percorribile, credibile appunto in situazioni meridionali (prevalenza di
intonaci, semplicità di costruzione, forti chiaroscuri, forza dei volumi nell’ambiente).”
( come nel mirabile quella con Roberto Collovà per la Chiesa Madre di
Salemi ).
In altri termini, è adatto al clima mediterraneo e al contesto con una
facilità di messa in opera.
-Malgrado il fato di riconoscere queste qualità, quest’articolo fa una
critica perché l’opera di Siza, ben che adatta agli anni ottante, forse non è
più adatta al cambiamento di società causato da l’era del informatica e della
terza ondata: Non è più un riferimento per capire la complessità della città
contemporanea, neanche in termini ecologico, di questione di multifunzionalità
degli spazi, di tecnologia nell’architettura, o di rapporto tra informatica e
architettura. Presenta il fatto che possiamo se ne ispirare parzialmente, pero
dobbiamo tenere in conto le nuove tecnologie per affrontare un epoca con crisi
diverse, e quindi non guardare troppo gli riferimenti passati. Si critica qua
un attitudine che può essere retroguardia e svolta verso il passato.
“È del tutto evidente che l’ottantenne Siza si pone
volutamente all’esterno rispetto a queste sfide che sono invece di fronte agli architetti soprattutto ai più giovani,
i quali se non le affrontano soccomberanno.”
“Oggi la figura di Siza, rimanendo intatta la forza poetica e il suo valore
di architetto, non è più in grado di offrire armi
veramente appuntite per trattare le nuove sfide del mondo contemporaneo”.
In fatti, Alvaro Siza è uno dei precursori del regionalismo critico , che definisce l’identità dell’architettura
portoghese considerando che la tradizione è un scopo per l’innovazione. La sua
visione era di trovare la via verso un tipo di modernismo attingendo da fonte
locale tradizionale e tecniche artigianale. Privilegia pure un razionalismo “pulito”.
Secondo me il punto di vista dell’autore e degli architetti del
regionalismo critico sono tutti le due difendibile e riguardano verso una
questione di sostenibilità. L’idea di architettura vernacolare è sostenibile,
perché usa giustamente le risorse disponibile sul sito e permette di perpetrare
conoscenze locale e specificità regionale. E anche vero che non usa abbastanza
l’informatica che s’è sviluppato in maniera esponenziale questi anni. D’un
altro lato, il rischio della futura architettura del informatica è di fare
sparire queste mixité locale come è già accaduto nel periodo di dopo guerra con
l’uso del cemento armato per costruire velocemente, ma che ha cambiato anche il
paesaggio di alcune città che hanno perso la loro identità.
Come trovare un equilibrio tra architettura informatizzata e vernacolare?
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